mercoledì 23 novembre 2016

Prima le persone!

Prima le persone! La ricchezza globale nel mondo è in continuo aumento e fa sì che i ricchi siano sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri; i lavoratori dipendenti vedano il loro stipendio diminuire nel potere d’acquisto; il mercato del lavoro sia sempre più precario e si perda la speranza di una vita vera e dignitosa; le ore lavorate siano inferiori e divise su più persone; la disoccupazione sia sempre uno spettro. Nel sistema la cura della salute è affidata alle possibilità economiche; la scuola è sempre più prerogativa delle classi benestanti; i trasporti sono ottimali per determinati utenti e carentissimi per altri; i lavoratori dipendenti e pensionati pagano le tasse e le categorie autonome e in libera professione possono, in molti casi, evadere il fisco senza che i governi si preoccupino di porre rimedio a questa realtà; regna sovrana l’ideologia “ mancano i soldi”, ma per la finanza, le aziende e la piccola borghesia ci sono; milioni di esseri umani sono costretti ad emigrare dai loro Paesi alla ricerca di realtà che dia loro almeno la speranza di sopravvivere; gl’immigrati sono visti come la peste nei Paesi “più sviluppati”, nonostante contribuiscano al loro benessere; i primi ad essere contro sono proprio coloro che stanno peggio, cullati nelle campagne di stampa delle classi dominanti, e che vedono il nemico nei loro fratelli invece di prendersela con chi li sfrutta e li costringe a vivere una vita di stenti. In questa realtà, triste per chi vive dell’opera delle proprie braccia o del proprio cervello, lo scontro politico tra governi ed opposizioni parlamentari sembra portare avanti proposte politiche diverse, rappresentanti interessi presenti nel sistema, a cui si accodano anche i lavoratori, senza rendersi conto che, così facendo, le proprie esigenze non vengono per nulla salvaguardate. Lo scontro non può essere tra Trump e Clinton, tra Fillon e Le Pen, tra Renzi e Grillo o altri personaggi contro altri ancora, poiché essi, tutti, non si pongono contro il profitto ed il superamento dei rapporti di produzione. Tutti gli effetti negativi del sistema capitalistico sia esso democratico sia esso fascista, quali miseria, disoccupazione, sfruttamento, ingiustizia, disuguaglianza, dipendono essenzialmente dal fatto che è fondato sul primato del profitto. La persona in questa dimensione socio-economica esiste solo per fare profitto ed è una merce come tutte le altre merci prodotte e distribuite. Costruire una società, ove regni il “primato della persona” per vivere una vita che meriti di essere vissuta in tutto il suo splendore e non schiavi ogni giorno dell’ansia del presente e del futuro, è nell’animo di ogni essere umano. Una società ove vengano soddisfatti i bisogni materiali e ove si possa passare dal regno della necessità al regno della libertà , ovvero lo sviluppo delle capacità umane. Il capitalismo non è né il regno della necessità né quello della libertà, poiché non soddisfa le necessità umane ed è un freno alle capacità umane. Pensare in un futuro capitalistico di regno della necessità ed, in seguito, di libertà è pura fantasia! Tutti coloro, individui o gruppi politici, che promettono un futuro diverso senza superare il profitto ed i rapporti di produzione sono dei millantatori coscienti, utilizzati, come i gruppi religiosi ed i pugilatori a pagamento con lingua da schiavi, i pennivendoli, per mantenere lo Statu quo o per adeguare le situazioni alle esigenze del capitale. Prima le persone! Dev’essere un coro che si espanda con forza nell’aria e che silenzi ogni voce contraria. “Nella società borghese il lavoro vivo è soltanto un mezzo per aumentare il lavoro accumulato. Nella società comunista il lavoro accumulato è soltanto un mezzo per rendere più largo, più ricco, più progredito il ritmo di vita degli operai.” K. Marx - F. Engels , “ Il manifesto del partito comunista”.

giovedì 13 ottobre 2016

Il cretinismo parlamentare al servizio del profitto.

Il cretinismo parlamentare al servizio del profitto. “…Infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia ed il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo che ha l’onore di annoverarli tra i suoi membri, e che qualsiasi cosa accada fuori dalle pareti di questo edificio… non conti nulla in confronto con gli eventi incommensurabili legati all’importante questione, qualunque essa sia, che in quel momento occupa l’attenzione dell’onorevole lor assemblea.” F. Engels L’Europa nella lotta quotidiana sul mercato mondiale si trova ad affrontare nodi fondamentali per essere competitiva e cerca di rendere più efficiente il capitalismo. L’essenza del ritornello “ Bisogna fare le riforme!” è nel colpire i salari, le pensioni, lo Stato sociale, le condizioni di lavoro. La propaganda borghese è abile nel far passare vecchie realtà per nuove, nel cercare di convincere chi vive di lavoro dei vantaggi del Jobs Act, che ha aumentato la precarietà e lo sfruttamento dei lavoratori, non certo l’occupazione, al di là dei titoli sui mass-media e che è simile all’”Agenda Hartz” del cancelliere Schroder, che in Germania ha voluto dire 5 milioni di mini-job a 400 euro al mese; della necessità della riforma Fornero, che ha voluto dire aumentare gli anni di sfruttamento della forza lavoro e chiusura al ricambio nei posti di lavoro, contribuendo a tenere fuori dalle attività produttive milioni di giovani, portando negli anni centinaia di miliardi di risparmio nelle erogazioni delle pensioni; della revisione della spesa che colpisce sempre la scuola, la sanità, i trasporti; della correttezza di donare miliardi di euro alle banche ed alle imprese; di altri provvedimenti in linea con la volontà di asservire sempre più i lavoratori al profitto. Le “riforme” sono, dunque, il tentativo borghese di rendere più efficiente il capitalismo, che è un modo di produzione che, per sua natura, è basato sul profitto e sulla divisione in classi ed è, inevitabilmente anarchico e caotico. Di conseguenza nessun governo può risolvere le contraddizioni capitalistiche. La ripresa mondiale è lenta e fragile e viene paventato il timore di essere entrati in una fase di stagnazione secolare. L’incertezza regna sovrana ed i dati sparati dai vari enti internazionali e variati di trimestre in trimestre ne sono la prova. Suscita ansia il rallentamento della Cina dove milioni di lavoratori rischiano il licenziamento nei settori in crisi. Negli ultimi decenni, usando la parola “Riforma” e propagande sofistiche, si sono toccate le liquidazioni, gli scatti di anzianità, la scala mobile, varie volte le pensioni, per un risparmio, calcolando il periodo dalla riforma Dini in poi, di circa 900 miliardi di euro, il mercato del lavoro. Sempre è stato detto che si “riformava” per stare meglio. In realtà ogni volta peggioravano le condizioni di vita e di lavoro per i lavoratori con l’ausilio di burocrati sindacali, espressione degl’interessi delle classi borghesi, messi a dirigere il nostro sindacato, essenziale per la difesa delle nostre condizioni di vita e di lavoro. Se il sindacato fosse stato diretto da lavoratori coscienti, pur in una situazione di difesa, avremmo potuto fare una ritirata ordinata e difendere determinati capisaldi del nostro lavorare e vivere quotidiano. Invece l’azione di dirigenti sindacali, assolutamente lontani dalle esigenze dei lavoratori e vicini a quelli del “Paese”, ci ha portati al “Si salvi chi può”. “La borghesia non può esistere senza rivoluzionare di continuo i mezzi di produzione.” K.Marx Ogni giorno vi sono ristrutturazioni, fusioni, acquisizioni nella siderurgia, nell’elettronica, nella chimica, nell’auto, nella telefonia. E’ il solo modo con cui il capitalismo possa andare avanti, sopravvivere alle crisi e reggere alla concorrenza. I tempi sono duri per i lavoratori! Sono colpiti gli operai, i tecnici, gl’ingegneri ed anche strati considerati “privilegiati” . Le difficoltà sono grandi, ma riconoscerle non significa arrendersi. La riforma costituzionale s’inquadra perfettamente nel disegno capitalistico di centralizzare le decisioni e nel velocizzare le realizzazioni dei governi in rapporto al loro azionista, ovvero la borghesia industriale e finanziaria. E’ una riforma per il profitto! Le parole d’ordine sul futuro e sul passato sono solo parole per infatuare i cittadini e portarli sugl’interessi del sistema in una fase in cui la classe lavoratrice è oggettivamente debole e più facilmente impregnabile di esigenze non sue. Ma “I fatti hanno la testa dura” e “Le ruote non sono quadrate” e mostrano che la realtà può essere più forte della propaganda. L’aumento della pauperizzazione delle masse in confronto alla crescita della ricchezza per pochi, gli stipendi sempre più bassi, la precarietà crescente, l’inoccupazione di milioni di persone, la vita sempre più difficoltosa per chi si trova a vendere le proprie braccia o il proprio cervello per vivere potrebbero essere un muro contro la propaganda di un “Paradiso sulla terra” inesistente ed ad una “democrazia oligarchica”, facendo germogliare nei cuori e nelle menti la necessità di un superamento dei rapporti di classe e di una società che mette al centro il profitto e non l’essere umano e le sue esigenze, partendo da una difesa cosciente delle esigenze immediate per coniugarle con quelle storiche in una società dove “ ognuno possa dare secondo le sue capacità ed avere secondo le sue necessità.”

sabato 12 gennaio 2013

La fiera delle illusioni.

La fiera delle illusioni. E’ iniziata la campagna elettorale. E’ cominciata la fiera delle promesse, delle illusioni, delle demagogie. Ogni partito, aspirante al parlamento, ha la sua agenda. In nessuna di queste vi sono al centro gl’interessi dei lavoratori: lavoro, salario, diritti, condizioni di lavoro e di vita. Tutti i programmi hanno, in ultima analisi, in primo piano obiettivi miranti a migliorare la produttività delle imprese e quindi i profitti. Il dopo elezioni, chiunque vada al governo, non vedrà migliorata la condizione di lavoro e di vita di chi vive offrendo l’opera delle proprie braccia o del proprio cervello. I candidati stessi, anche quando sono espressione della cosiddetta società civile, appartengono a categorie non proletarie. La “società civile” dei partiti parlamentari s’intende solo come rappresentanza del profitto e della rendita. Noi dovremmo essere presenti nella lotta politica con le nostre esigenze, ma questo può avvenire solo se forti di una nostra organizzazione. Al primo posto c’è il lavoro, possibilità unica nel capitalismo per i lavoratori di essere in grado di soddisfare le minime necessità umane. L’unico modo nel sistema attuale di vedere aumentare l’occupazione è rivendicare la riduzione dell’orario di lavoro. I capitalisti ed i loro pugilatori a pagamento con lingua da schiavi direbbero, come sempre è accaduto nella storia, che ciò non è possibile, che è solo demagogia, che l’occupazione si aumenta con la maggiore produttività delle imprese, dimenticando che la disoccupazione nel capitalismo è una costante e che l’orario di lavoro fa rima con il plusvalore estratto a chi lavora; insieme alla riduzione dell’orario di lavoro è necessario chiedere il reddito minimo garantito per i disoccupati, affinchè nessuno possa essere escluso dal soddisfare le minime necessità materiali; la seconda rivendicazione deve vedere una richiesta di aumenti salariali, visto che quelli italiani sono tra i più bassi del mondo e che non permettono di vivere una vita decente; l’età pensionabile dev’essere riportata a 55 anni per le donne e 60 anni per gli uomini, visto che la cassa dei lavoratori dipendenti è da sempre in attivo e che ogni essere umano ha il diritto di staccare dal lavoro dopo anni di sfruttamento; le condizioni di lavoro devono essere rivendicate nel concetto che chi lavora non è uno schiavo ed ha diritto ad essere trattato da essere umano; per migliorare le condizioni di vita è necessario che sia rivendicata una scuola veramente pubblica, una sanità al servizio della salute dei cittadini, un trasporto pubblico efficiente, una cura del territorio e dell’ambiente, servizi per l’infanzia efficienti; che le tasse le paghino tutti e che siano ridotte sui salari e le pensioni. Queste rivendicazioni concrete migliorerebbero di molto le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, anche se non risolverebbero le angherie del capitalismo. Non andrebbero certamente ad intaccare il profitto, ma innescherebbero un processo vero di lotta alla rendita, al parassitismo, al clientelismo, all’evasione. Coscienti che, per dare all’essere umano una dimensione nuova e diversa, l’unica frontiera sia il superamento della società divisa in classi per una società senza classi, dove sia tutto in comune e la produzione veda come meta non il profitto, ma il benessere dell’umanità. Tutti coloro che si frappongono a questi obiettivi sono per non cambiare nulla, per mantenere lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Sono per il profitto e la rendita e per aumentare l’estrazione di plusvalore da chi lavora. Questi più parlano di cambiamento e più vogliono conservare. Sono reazionari, travestiti da riformatori ed innovatori, sono guardiani del capitale!

giovedì 27 dicembre 2012

Il vademecum Monti...

Il vademecum Monti al servizio del capitale. Il vademecum Monti, da quasi tutti i partiti condiviso in toto od in parte è il calendario del capitale industriale italiano ed europeo per i prossimi anni per aumentare lo sfruttamento della classe operaia nel confronto-scontro con le altre potenze capitalistiche, tutte unite nel voler aumentare il plusvalore estratto ai lavoratori e per consentire al profitto ed alla rendita di continuare a sguazzare nei privilegi. Più Europa o meno Europa vuol dire nulla per i lavoratori se non più concentrazione del capitale e la possibilità di unire le forze per contrastare le azioni contro i diritti ed salari. Per fare questo servirebbero sindacati dall’ottica internazionale e non chiusi nella loro bandiera nazionale o, addirittura, nell’azienda di appartenenza. Si parla di finanza pubbliche sane e si dimentica che il 90% delle tasse sono a carico dei lavoratori dipendenti e pensionati e che basterebbe una lotta seria all’evasione, alla corruzione, al lavoro nero per ridurre il debito di circa 600 milioni di euro. La riduzione del carico fiscale si può fare solo facendo pagare le tasse a tutti, compreso le imprese, che evadono centinaia di miliardi di euro di contributi mai versati all’INPS. Si accenna a voler “prendere sul serio, l’istruzione, la formazione professionale e la ricerca” , ma si fa di tutto per indebolire il ruolo della scuola pubblica e per renderla sempre più classista. S’intende sfruttare tutto il potenziale dell’economia verde, ma i fatti con il decreto “ILVA” hanno la testa dura. La politica agricola rientra nel piano per una crescita sostenibile, ma si dimentica che in una società industriale avanzata essa è costruita su grandi imprese con alte produzioni e produttività. Il turismo viene ritenuto importante. Quanto è nell’esempio dei crolli di Pompei, non ancora ricostruiti. Il succo del vademecum è nella politica del lavoro dove si prospettano meno diritti, bassi salari, pensioni prossime alla fine della vita. Si prevede il lavoratore come una bestia da soma, flessibile negli orari, nei salari, nel lavoro, al servizio del capitale. La promessa di voler aumentare in questo modo i tassi di occupazione giovanile e dei lavoratori anziani è una presa in giro. Non si aumenta l’occupazione con le pensioni a 70 anni, con la massima precarietà, con un’economia flessibile al massimo. Il paragrafo sulle donne è una perla, perché esse rientrano nel concetto di lavoro precario e flessibile. Lo stato sociale viene visto come protettore della persona, ma in realtà è solo, nell’ottica Montiana, al servizio dei ricchi. La famiglia come sempre viene propagandata come cuore pulsante della società italiana, a parole. Nei fatti i nonni che vanno in pensione più tardi con miseri assegni, i genitori o con lavoro non sicuro o disoccupati, i figli che spesso disertano la scuola mostrano che il concetto di difesa della famiglia è solo un’astrazione. Fa proprio ridere quanto scritto poi sulla lotta alla corruzione, all’evasione fiscale, all’economia sommersa, poiché l’azione dell’ultimo governo, come il precedente, si è distinta più per gli annunci che i fatti concreti, vedi la legge sulla corruzione. Il calendario della lotta alla criminalità organizzata è denso di buone intenzioni, ma scarso di contenuti reali. Monti, il commissario della finanza nazionale ed internazionale, famoso per essere serio e di parola, basta vedere quanto detto su una sua eventuale candidatura politica o sui punti in più di PIL nel 2012 per le decisioni governative, ancora una volta si mostra come il classico politico borghese, che cerca di accalappiare, come il suo predecessore, la buonafede dei cittadini. D’altronde è tutto il sistema capitalistico che inganna i lavoratori. I suoi servitori, i suoi pugilatori a pagamento con lingua da schiavi non possono comportarsi diversamente, che siano partiti, associazioni, organi religiosi, mass-media. Per sottrarsi agl’inganni ideologici borghesi l’unica via è nella conoscenza e nella coscienza di classe; nella determinazione di voler difendere gl’interessi immediati con la riduzione dell’orario di lavoro, con forme contrattuali a tempo indeterminato con poche e chiare deroghe, con il ritorno agli uffici di collocamento ed alle chiamate numeriche e non nominative, con reddito garantito nei periodi di disoccupazione, con contratti di lavoro nazionali ed anche europei; nello storico per il superamento del capitalismo e per una società senza classi, che metta al centro del processo produttivo e di consumo l’essere umano. La nuova frontiera dell’umanità non è il ritorno ai primi anni del ‘900, come nelle tesi Montiane, che, pur essendo nei fatti un conservatore ed un reazionario, si spaccia per innovatore, ma per un futuro non basato sull’accumulazione di denaro, ma sul benessere comune.

lunedì 17 dicembre 2012

Se lo vogliamo...

Se lo vogliamo, possiamo realizzare il sogno! Monti, commissario della finanza con l’obiettivo di salvaguardare gl’interessi del grande capitale finanziario ed industriale, l’anno scorso, alla presentazione del suo governo affermò che il suo mandato sarebbe durato fino alla scadenza elettorale e che sarebbe poi tornato a fare il professore. Oggi, nonostante tutti gl’indicatori economici negativi, gli stessi interessi, che prima appoggiavano Berlusconi, mollato quando era divenuto impresentabile, vogliono che il “professore banchiere” entri nella tenzone elettorale direttamente od indirettamente per indirizzare gli obiettivi del nuovo governo o presiederlo in prima persona. Il piano è di continuare ad alzare il livello di sfruttamento dei lavoratori ed estrarre maggiore plusvalore, d’altronde nell’ultimo anno le uniche vere “ restaurazioni riforme” portate avanti riguardano i lavoratori dipendenti ed i pensionati. Altre categorie o non sono state toccate od hanno dovuto subire conseguenze di riflesso. Nel dibattito politico esiste un’assenza ed è quella della voce e degl’interessi dei lavoratori e dei pensionati. Tutte le forze politiche vecchie e nuove discutono di tutto, ma nessuno propone una lotta seria alla disoccupazione con riduzione di orario e reddito garantito, la diminuzione dell’età pensionabile, la scuola gratuita, il diritto alla cura della salute, i trasporti più efficienti e vicini ai tanti che non usufruiscono di Italo o Frecciarossa, una libera chiesa in libero Stato, una vera libertà nelle scelte di carattere privato. Tutti dicono che il futuro sarà duro, ma non dicono per chi. Non certo per quel 10% di italiani che detengono il 50 % della ricchezza totale privata, stimata in circa 9000 miliardi di euro. In un mondo che vede la produzione mondiale con il segno più ed aziende, tra cui anche le banche, che continuano a macinare profitti, il futuro sarà duro solo per i lavoratori, se questi continueranno a seguire la corrente o lasciarsi trasportare da essa senza la minima opposizione e senza una propria strategia. Che società è quella società che nega la soddisfazione dei bisogni primari? Che società è quella società dove muoiono milioni di bambini? Che società è quella società dove le donne devono prostituirsi per vivere? Che società è quella società dove gli anziani sono soli, abbandonati e senza soldi? Che società è quella società dove tanta gente dorme per strada e, d’inverno’, muore per il freddo? Che società è quella società dove si ammazza un altro simile per un pezzo di terra o per qualche barile di petrolio? Dov’è l’amore? Dov’è la giustizia? Dov’è l’uguaglianza? Dov’è la fratellanza? Dov’è la libertà? Questo tipo di società è una società senza futuro… E non ci fermeranno quei quattro ignoranti con la testa vuota e l’animo cattivo, che cercano di fermarci con le stragi, gli omicidi. Essi non hanno capito che noi abbiamo capito i loro inganni, le loro truffe, la loro prepotenza, le loro ingiustizie, le loro sopraffazioni e non ci caschiamo più. Qual è dunque la nostra politica per il lavoro nella nuova società? Il primo obiettivo è mandare al macero e far sparire le schifezze, che abbiamo elencato prima; tutte, senza salvarne alcuna. Nella nuova società tutti devono essere attori della produzione sociale e tutti devono usufruirne. In questa fase è importante per noi dare a tutti un lavoro, magari non sarà quello sognato, ma è un lavoro. Con il tempo ognuno darà il suo contributo sociale in modo più coerente con le sue caratteristiche e aspettative. In questa fase è basilare, oltre che lavorare e sottrarsi alla schiavitù del bisogno, attuare i percorsi conoscitivi, per ampliare i nostri orizzonti nel campo della conoscenza globale . E importante per noi, in questa fase, mandare i lavoratori e le lavoratrici in pensione ad un’età decente, in modo da poter godere meglio la vita; le donne a cinquant’anni e gli uomini a cinquanta cinque. E importante per noi, in questa fase, dare anche ai pensionati duemila euro al mese, affinché non vivano una vita misera, ma bella. Sono cose semplici, ma che cambiano il nostro modo di vivere, che ci fanno vivere una vita vera, libera, serena e gioiosa… Noi, finora, abbiamo conosciuto Stati a volte dittatoriali a volte, cosiddetti, democratici, ma sempre abbiamo visto uno Stato non al servizio del cittadino, oppressivo, a volte violento fisicamente ed idealmente. Abbiamo visto uno Stato entrare nella nostra sfera privata ed obbligarci a certe scelte, che, non potendo scegliere, erano obblighi. Pertanto non avevamo la libertà di scelta e non avendo questa possibilità non avevamo la libertà, che è anche, appunto, libertà di scegliere. Lo Stato del passato aveva interesse a non darci la libertà per controllarci, guidarci, assoggettarci. Non era quindi una democrazia, ma una dittatura morbida, senza apparente violenza, quando, addirittura in certi casi, non sfociava in teocrazia, annullando la libertà di ragionare, di scernere,di verificare. Noi invece vogliamo uno Stato al servizio dei cittadini e quindi uno Stato, che s’interessa di dare ad ognuno una buona scuola, una buona rete di trasporti, una buona assistenza sanitaria. Uno Stato che dia ai cittadini asili nido, scuole materne, ristoranti pubblici, ove poter mangiare, se non si ha voglia di cucinare, centri di cultura dove migliorare la conoscenza, possibilità di fare sport a tutti e, quindi, palestre, piscine, campi da tennis, campi di calcio, piste e quant’altro possa servire ad avvicinare allo sport ogni cittadino. Vogliamo uno Stato che aiuti l’espressione della cultura in tutte le sue forme, uno Stato che faccia tutto quello che serva per elevare la mente e lo spirito delle persone. Non vogliamo un Stato, che entri nei rapporti personali, intimi dei cittadini. Ogni persona nella nostra società, dopo aver dato il suo contributo sociale ed intellettuale, è libero di esprimersi nei vari campi della vita come meglio crede. Ogni persona è libera di unirsi con un’altra e siamo sicuri che saranno unioni d’amore, poiché non vi sono più gl’interessi di altro tipo, che possono spingere una persona ad unirsi ad un’altra. Noi siamo per la vita e vogliamo che nascano tanti bambini, che avranno e parteciperanno ad un futuro roseo, ma la scelta di un parto non è dello Stato, ma di chi ha messo le basi per una nuova vita. Ogni persona è libera di usare, ovviamente sotto controllo medico, la pillola del giorno prima, del giorno dopo o qualsiasi altra conoscenza scientifica. Ogni persona è libera di abortire, è una sua scelta, anche se noi siamo per la vita , che sempre più meriterà di essere vissuta. Ogni conoscenza scientifica, che possa essere utile all’essere umano, deve avere la precedenza su ogni altro ragionamento e sarà ognuno, liberamente, a scegliere di utilizzarla o non utilizzarla. Ogni persona è libera di pensare quello che vuole e di credere in quello che ritiene più giusto, noi non combattiamo le idee, ci confrontiamo, ben sapendo che la ragione e la scienza non possono essere ostacolate dalle superstizioni, dai tabù, dalle paure. Il pensare, il credere in qualsiasi cosa sono questioni personali, intime e tali devono rimanere. Tutto ciò può realizzarsi… Da “ Il caldo respiro della speranza” Giuseppe Calocero Si può costruire un mondo nuovo! Se lo vogliamo, possiamo sognare!

martedì 4 dicembre 2012

L'arma del terrore.

L’arma del terrore. L’arma del terrore “Spread” sta dando ottimi frutti al profitto ed alla rendita. In nome di santo “Spread”si riduce l’occupazione, aumenta la disoccupazione; si riducono i salari, aumentano gli orari di lavoro; aumenta l’età pensionabile, si danno più possibilità di licenziare; si rivivono livelli di sfruttamento di un secolo fa , conta il profitto, non la salute dei lavoratori e dei cittadini. I Draghi e Monti fanno finta di piangere per la triste realtà di chi lavora, intanto colpiscono sempre più duramente con la complicità dell’opportunismo e del sindacalismo compiacente. Osano presentare certi provvedimenti come motori per l’occupazione e per un futuro migliore. Abbiamo visto cos’ha voluto dire la “restaurazione” sulle pensioni, sulle regole dei rapporti di lavoro, sul patto per la produttività: peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita per i lavoratori, mantenimento dei privilegi per il profitto e la rendita. In questi giorni si parla tanto delle primarie del centrosinistra, di Bersani, Renzi, Vendola. Si fanno analisi di look di ogni tipo, ma nessuno dice che con questi signori, alla pari con i Berlusconi, Montezemolo, Casini, Fini, Monti, Grillo e compagnia cantante, la classe lavoratrice continuerà a dare il suo “sangue”, in tema di plusvalore, pur di salvare gl’interessi delle classi sfruttatrici. Nel dibattito politico sono presenti solo le esigenze della borghesia e piccola borghesia, quelle del mondo lavorativo sono assenti, non essendoci una forza politica in grado di organizzare le istanze della classe lavoratrice e porle in lotta con quelle delle altre classi. Non si parla di occupazione, di salari, di condizioni di lavoro e di vita, se non per portare ad un livello peggiore la situazione attuale, presentando realtà vecchie di secoli come nuove. I lavoratori, bombardati dai mass-media, vedono obiettivi non loro e si mettono o a trainare carri degli altri o ad assistere supinamente a ciò che accade. E’ il modo migliore per dare campo libero ai pugilatori a pagamento con lingua da schiavi del capitale che vendono fumo ai lavoratori ed arrosto ai loro “principi”. Pur di non svegliare il “gigante” che dorme le pagine dei quotidiani, i telegiornali, i radio giornali, danno più spazio al “pettegolezzaio” politicista interno, poco alla politica estera, poco all’economia se non al “terrorismo” dello spread, nulla alle lotte dei lavoratori in Cina ed in India, che in tanti casi sfidano la morte negli scontri con le forze dell’ordine, comandate a cercare di eliminare ogni forma di protesta. Il “gigante” dorme, ma non in ogni parte del mondo! Nella stessa Europa i lavoratori greci e spagnoli cercano di opporsi alla dittatura dello spread. Tutto ciò accade mentre la produzione mondiale cresce, mentre, per la prima volta nella storia dell’umanità, c’è tanta e tale abbondanza di prodotti da poter soddisfare il doppio della popolazione mondiale. Non mancano i prodotti, si produce troppo! Il capitalismo mostra la sua faccia crudele e riduce alla miseria miliardi di esseri umani pur di salvaguardare il profitto. Nessun governo, nessun uomo politico che non si ponga nell’ottica di eliminare lo scontro tra profitto e salario potrà eliminare questo stato di cose. Se promette un miglior futuro nel capitalismo, sarà un ingannatore; se fa intravedere un sogno, sta preparando un incubo. La realtà non è così complicata come i “pugilatori a pagamento” vogliono darci a bere. E’ semplice! Ci sono due classi : la borghesia o il proletariato. O si sta con l’una o si sta con l’altra. Terze vie non esistono! Il marxismo viene declinato come superato, morto, non più attuale da ciarlatani che non riescono a fare un’analisi a due giorni . “Se vi poneste il problema del perché la dottrina di Marx ha potuto impossessarsi di milioni di cuori della classe rivoluzionaria, ricevereste una sola risposta: ciò è successo perché Marx si basava sulle solide fondamenta del sapere umano accumulato nell’epoca del capitalismo; perché, avendo studiato le leggi dello sviluppo sociale, Marx comprese l’inevitabilità dello sviluppo del capitalismo, che conduce al comunismo e, soprattutto, lo dimostrò sulla base dello studio più esatto, più dettagliato e profondo della società capitalistica, mediante la completa assimilazione di tutto ciò che la scienza sino ad allora aveva apportato.” Lenin Il marxismo è vivo! Esso è un metodo scientifico di analisi del capitalismo, di tattica e di strategia politica, onde utilizzare le varie fasi del sistema attuale per organizzare il suo superamento in una nuova dimensione sociale. Il primo passo sulla strada della libertà è prendere coscienza dell’oppressione capitalistica sull’essere umano, costretto a lottare per soddisfare le sue necessità materiali e spirituali senza, succede spesso, riuscirci; spinto alle guerre, comandato a dare la sua opera in luoghi simili a caserme. Se vogliamo costruire un sogno, esso è nella realtà che stiamo vivendo. La produzione è già sociale. Rendendo anche l’appropriazione sociale, la realtà sarebbe nuova e diversa. Il nodo gordiano da sciogliere è tutto qua. L’unica classe che ha l’interesse di tagliare questo nodo è la classe lavoratrice.

giovedì 22 novembre 2012

Accordo sulla produttività...

Accordo sulla produttività: aumenta lo sfruttamento. L’accordo sulla produttività tra governo e parti sociali, esclusa la CGIL, rappresenta un altro passo verso un ritorno al passato. Esso presuppone situazioni lavorative dell’inizio del secolo scorso. Per aumentare le esportazioni e cercare di attirare investimenti stranieri in Italia si aumenta lo sfruttamento dei lavoratori e l’estrazione di plusvalore. La concorrenza la si fa con i paesi in via di sviluppo e non con i paesi avanzati, non toccando però i veri nodi strutturali quali il costo dell’energia, dei trasporti, della fiscalità sul lavoro, la corruzione, l’ordinamento giudiziario, la bassa concentrazione delle imprese, la produzione tecnologicamente in ritardo. Il governo Monti, proseguendo l’opera del governo Berlusconi, scarica la lotta per la conquista di nuovi spazi commerciali e per mantenere il profitto della finanza e delle imprese solo sui lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati. Nel suo periodo di vita solo queste categorie si sono sobbarcati enormi sacrifici ed il peso di una crescente miseria. Le altre classi hanno continuato a godere i loro privilegi. Essere per l’agenda Monti vuol dire essere per lo sfruttamento dei lavoratori, per i bassi salari, per la disoccupazione, per la povertà crescente e la miseria. Ed il fatto che tutti, al di là dei distinguo, non “buttano al mare” Il professore banchiere è significativo. Come è esplicativo di certe scelte il fatto che il signor Bonanni “vada in Ferrari” con Montezemolo. Con questo accordo continua la linea di aumentare l’estrazione di plusvalore alla classe lavoratrice, perseguita da tutti i governi, per salvare i privilegi ed i vantaggi della piccola borghesia e della borghesia. L’unico modo per opporsi a questo continuo attacco alla classe lavoratrice è quello di costruire con l’organizzazione una linea di difesa del lavoro e della vita. Questi signori, tutti molto religiosi, di fatto con le loro azioni negano a milioni di esseri umani la vita, negando loro la libertà dalle necessità e nella conoscenza. Non è vita quella di questa realtà sociale per un essere umano in preda alla schiavitù della disoccupazione, al terrore di perdere il lavoro, alla paura di non poter soddisfare le proprie necessità! L’essere umano merita una vita vera!