venerdì 16 maggio 2008

Nel capitalismo tanti provano il "morso del lupo"...

Nel capitalismo tanti provano il ”morso del lupo”, pochi si danno ai saturnali.

“Secondo un recente studio pubblicato dalla Bri, la banca dei regolamenti internazionali, nel 1983, all’apogeo della prima repubblica, la quota del P.I.L., intascata dalla voce profitti, era pari al 23.12 per cento. Di converso quella destinata ai lavoratori superava i tre quarti. Più o meno la stessa situazione del 1960, prima del “miracolo economico. ”L’allargamento della fetta del capitale comincia subito dopo, nel 1985. Ma per il vero salto bisogna aspettare la metà degli anni ’90. I profitti mangiano il 29 per cento della torta nel 1995. E la fetta dei padroni, grandi, medi e piccoli non si restringe più: raggiunge un massimo del 32,7 per cento nel 2001 e, nel 2005 era al 31,34 per cento del P.I.L. quasi un terzo. Ai lavoratori quell’anno, è rimasto in tasca poco più del 68 per cento della ricchezza nazionale.
Otto punti in meno, rispetto al 76 per cento di vent’anni prima. Una cifra enorme, uno scivolamento tettonico. Per capirci, l’8 per cento del P.I.L. di oggi è uguale a 120 miliardi di euro. Se i rapporti di forza tra capitale e lavoro fossero ancora quelli di vent’anni fa, quei soldi sarebbero nelle tasche dei lavoratori italiani, vorrebbero dire 5 mila 200 euro in più in media all’anno, se consideriamo anche gli autonomi, professionisti, artigiani, commercianti, che in realtà stanno un po’ di qui, un po’ di là. Se consideriamo solo i 17 milioni di lavoratori dipendenti, vuol dire 7 mila euro tonde in più. Altro che taglio delle aliquote Irpef.”
Maurizio Ricci
La Repubblica del 3. 5. 2008
Questa è realtà. Chi produce sta sempre peggio, chi non produce sempre meglio. E i sindacati? Hanno collaborato a questa situazione e continuano a farlo. Il sindacato, strumento delle lavoratrici e dei lavoratori, è diretto da individui che hanno a cuore gl’interessi del “paese” e quindi del sistema che vive di quello che le lavoratrici ed i lavoratori producono.
Gli attuali dirigenti sindacali hanno a cuore il profitto, non certo il salario.
Hanno accettato di tutto pur di venire incontro al profitto!
La riforma della contrattazione è solo l’ultima invenzione per indebolire ulteriormente i produttori.
Nulla mai potrà esserci alla luce del sole fino a quando esisteranno profitto e salario. A seconda della condizione sociale gli esseri umani avranno sempre obiettivi diversi e dissimili. La realtà del mondo che vede circa due miliardi di persone che provano “il morso del lupo”, la fame, con circa cinquanta milioni di bambini che muoiono per non poter cibarsi adeguatamente, non potrà mutare fin quando il re egemone è il profitto.
Illudersi che senza variare la realtà economico-sociale un partito, un individuo, possa venire incontro alle esigenze umane è pura illusione.
Per liberarsi dalla schiavitù ideologica ed iniziare un cammino di libertà la prima cosa da fare è prendere coscienza di questa realtà.
Questa presa di coscienza è il primo passo per incamminarsi verso il sogno, sempre più realizzabile, di un “Mondo Nuovo” senza profitto e salario, ma con una produzione mirata ala consumo e con l’essere umano ed i suoi bisogni al centro della società.
Una società non più divisa da vari interessi, ma unita su obiettivi comuni: una società di persone libere!
Una società in grado di liberare l’umanità dai problemi radicali dell’esistenza: il lavoro, la casa, il cibo, la salute.
L’attuale dimensione sociale non sarà mai in grado di raggiungere questi obiettivi per un motivo molto semplice: non sono i suoi.
L’unico suo obiettivo è il profitto ed esso vive sulla mancanza di lavoro per comprare la forza lavoro a minor prezzo e dare salari da fame che, in tanti casi, non permettono un’abitazione decente, un’alimentazione corretta, una cura della salute efficace.
Un “Mondo nuovo” è possibile, sta a noi volerlo conquistare!
Se lo vogliamo, possiamo sognare!
Se lo vogliamo, possiamo assaporare “ il caldo respiro della speranza”!