martedì 21 febbraio 2012

Gl'ipocriti pugilatori al servizio del profitto.

Gl’ipocriti pugilatori al servizio del profitto.
“Là giù trovammo una gente dipinta
che giva intorno assai con lenti passi,
piangendo e nel sembiante stanca e vinta.
Elli avean cappe con cappucci bassi
Dinanzi a li occhi, fatte de la taglia
Che in Clugnì per li monaci fassi.
Di fuor dorate son sì ch’elli abbaglia;
ma dentro tutte piombo e gravi tanto,
he Federigo le mettea di paglia.
Oh in eterno faticoso manto!”
La divina commedia. Inferno. Dante Alighieri.
Così descrive il sommo poeta gl’ipocriti e la loro pena nella sesta bolgia dell’Inferno. Essi camminano eternamente gravati da cappe di piombo.
Questa è una categoria d’individui tra le più odiose e pericolose, che operano in spregio all’umanità, alla dignità del genere umano, in assoluto asservimento ai propri interessi o della loro casta.
Nel capitalismo, al di là dell’enorme inflazione delle parole amore, fratellanza, libertà, giustizia, equità, questo sentimento e questo agire è parte integrante del sistema.
D’altronde se il capitalismo è un furto legalizzato, essendo i produttori espropriati dei beni da loro prodotti, non vi può essere meraviglia di fronte all’ipocrisia più sfrenata.
I giorni che stiamo vivendo sono una vetrina di questo odioso male.
La riforma della previdenza, che manda in pensione le lavoratrici ed i lavoratori a 70 anni, viene presentata come elemento determinante per agevolare i giovani nella ricerca di un’occupazione. Realtà fantascientifica, oltre che assurda, visto che, semmai , allontana ancora di più chi non lavora dal lavoro.
Se si vuole veramente pensare ai disoccupati, distinguere tra giovani ed anziani è fuorviante, visto che coloro che non lavorano oltre i 45 anni sono la stessa percentuale di quelli tra i 16 ed i 32 anni, bisogna abbassare l’età pensionabile, non dimenticando che l’assegno pensionistico è pagato con i contributi dei lavoratori e che i soli interessi nella vita lavorativa fanno maturare la pensione.
L’abolizione dell’art.18 e la possibilità di licenziare, nell’ottica di pensare ai giovani e superare il precariato, è un altro elemento di grande ipocrisia, poiché, rendendo tutti precari, si vuole solo avere alle dipendenze non lavoratori, ma schiavi.
Se si vuol tenere in conto “il lavoro buono” la prima azione da fare sarebbe abolire la legge 30 e con essa ogni forma di precariato, la seconda allargare la platea dell’art.18, la terza ridurre l’orario di lavoro.
Anche il superamento della casa integrazione straordinaria rientra nel battage pubblicitario ipocrita d’indebolimento dei diritti dei lavoratori, tenendo conto che questa è finanziata con contributi delle imprese e degli stessi lavoratori. Lo si fa per non lasciare alcuno per strada dicono. Che baggianate!
Se si desidera veramente difendere chi lavora dalle situazioni critiche del capitalismo bisognerebbe istituire il reddito garantito.
Il governo Monti, frutto della campagna sullo spread dei potentati economici, viene rappresentato come nuovo e diverso. Nei fatti sta portando avanti gli obiettivi del governo Berlusconi, senza mai toccare gl’interessi di quest’ultimo.
Montusconi è un “pugilatore del profitto” e, al di là della nebbia pubblicitaria che lo accompagna, colpisce solo il lavoro dipendente e fasce minime della rendita.
Quando si muove contro i lavoratori fa l’arrosto, quando lo fa verso altre categorie si vede solo fumo.
Credono i signori del profitto di poterci turlupinare nel modo più bieco utilizzando le armi della propaganda, sarà la coscienza critica del movimento operaio a liberare il genere umano dall’ipocrisia, dagl’inganni, dai sorprusi, dalle prevaricazioni, dallo sfruttamento. Sarà la storia a portarci oltre il profitto e le miserie del capitalismo!