domenica 3 giugno 2012

La fine delle illusioni del capitalismo. Il capitalismo nelle sue varie forme sta facendo strage delle illusioni seminate da se stesso con i suoi “pugilatori a pagamento” pseudo esperti economici, politici, sindacali, informativi, religiosi. Il mondo di pace, di benessere totale, di uguaglianza, fratellanza, libertà propagandato si rivela ogni giorno di più una realtà di guerre senza e con le armi, di miseria, di disuguaglianza, di disunione, di asservimento. I ricchi, pochi, divengono sempre più ricchi, ed i poveri, tanti, sempre più poveri. Miliardi di persone, anche nei Paesi, cosiddetti sviluppati, soffrono la povertà e la fame. Il capitalismo nello sviluppo storico delle forze produttive e dell’umanità ha terminata la sua spinta propulsiva ed è divenuto freno alla crescita del genere umano. “ Ci si prostra dinnanzi a nomi vuoti e si nega la realtà, ci si chiude gli occhi di fronte ad essa, ci si rifiuta di riconoscere quel che esiste realmente, quel che si è prodotto con le proprie mani; si mente a se stessi e si adopera un linguaggio convenzionale di categorie fittizie, ciascuna delle quali è una diffamazione della realtà, ci si aggrappa angosciosamente a vuote astrazioni per non dover confessare a se stessi che nella vita e nella prassi le cose stanno ben diversamente.” Tutte le Costituzioni borghesi, tutte le “dichiarazioni” e tutta l’opinione pubblica costituzionale non sono altro che una grande menzogna, che viene confermata e occultata sempre di nuovo da una quantità di altre menzogne minori allorchè essa si rivela qua e là nella sua vera natura con troppa chiarezza. E persino quando ci si convince che tutti questi artifizi non sono che vane falsità e finzioni ci si ostina a non volersene distaccare, anzi ci si aggrappa ad esse più saldamente che mai affinchè quelle parole vuote, quelle lettere messe insieme senza criterio non si dissolvano, poiché queste parole sono appunto i cardini del mondo capitalistico e, se crollassero, il sistema rovinerebbe nello sfacelo e sarebbe nudo di fronte agli occhi dell’umanità. Bisogna nella coscienza economica, sociale, politica sgombrare il campo dalle ideologie e dalle falsità e soffermarsi sulla realtà. Essa vede massacrare il diritto di ogni essere umano a vivere con dignità ed a soddisfare i propri bisogni materiali e spirituali in nome del profitto del capitale, il vero dio dell’universo. E’ necessario comprendere che lo scontro è tra produzione per la produzione, e quindi per il profitto, e produzione per il consumo, e di conseguenza per le necessità del genere umano. Qualsiasi essere umano, partito politico, sindacato che non si pone l’obiettivo di una nuova realtà economico-sociale nel senso del superamento del profitto non sarà mai per il bene comune, ma per l’interesse di singole categorie sociali. Accettare l’ottica del profitto è ammettere le disuguaglianze sociali, il conflitto sociale, l’asservimento di chi per vivere è costretto a vendere le proprie braccia ed il proprio cervello. Per questi ultimi vuol dire vivere in una dimensione sociale ove il presente ed il futuro, costante, sia incerto sempre, la libertà una parola vuota, come l’uguaglianza, la fratellanza, la giustizia. “Il concetto della proprietà privata ci ha reso talmente ottusi e limitati che un oggetto è nostro solo quando l’abbiamo, quando, dunque, esiste per noi come capitale, o è immediatamente posseduto, mangiato, bevuto portato nel nostro corpo, abitato, in breve utilizzato. Sebbene la proprietà privata comprenda tutte queste immediate realizzazioni del possesso soltanto come mezzi di vita, la vita, cui servono come mezzi, è la vita della proprietà privata, il lavoro e la capitalizzazione. Tutti i sensi, fisici e spirituali, sono stati quindi sostituiti dalla semplice alienazione di essi tutti, dal senso dell’avere. A questa assoluta povertà doveva ridursi l’essere umano per produrre alla luce la sua intima ricchezza…” Il concetto dell’avere è patrimonio di tanti esseri umani nel capitalismo, anche quando, in maggioranza, non hanno. La produzione per il consumo porta tutti ad avere tutto. Ogni cosa disponibile per il benessere di ogni persona. Non esiste più il pensiero di avere, ma si ha. In questo modo si ha l’emancipazione di tutti i sensi umani e di tutte le qualità umane.” L’essere umano si appropria così della sua essenza universale in maniera universale, dunque in quanto uomo totale. Ognuno dei suoi umani rapporti col mondo, il vedere, l’udire, il sentire, il volere, l’agire, il toccare, il pensare, l’intuire, l’odorare, il gustare, l’amare, in breve tutti gli organi della sua individualità, come organi che, nella loro forma, sono immediatamente organi sociali, sono, nel loro comportamento oggettivo, ossia nel loro rapporto all’oggetto, l’appropriazione della realtà umana, il loro rapporto all’oggetto è la manifestazione della realtà umana.” “Il comunismo in quanto soppressione effettiva della proprietà privata quale autoalienazione dell’uomo’ e però in quanto tale appropriazione dell’umana essenza da parte dell’uomo e per l’uomo; e in quanto ritorno completo, consapevole, compiuto conservando tutta la ricchezza dello sviluppo precedente , dell’uomo per se quale uomo sociale, cioè uomo umano. Questo comunismo è in quanto compiuto naturalismo, umanismo. Esso è la verace soluzione del contrasto dell’uomo con la natura e con l’uomo, la verace soluzione del conflitto tra essenza ed esistenza, fra oggettivazione ed affermazione soggettiva, fra libertà e necessità, fra individuo e genere. E’ il risolto enigma della storia e si sa come tale soluzione.” K. Marx