lunedì 14 novembre 2011

Il futuro è nella lotta per il comunismo!

Il futuro è nella lotta per il comunismo! Il prodotto lordo mondiale aumenterà nel 2011 del 4.2 %, nel 2012 del 3.8 %. Non esiste di conseguenza una crisi mondiale. Vi sono aree che viaggiano a ritmi più sostenuti, per esempio i Paesi del BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) ed altre che soffrono margini di crescita non alti, ad esempio l’Europa, con differenziazioni tra Paesi e Paesi, e gli U.S.A. I veri problemi che si sono posti in questi ultimi anni sono; 1) il divario di valori sempre crescente tra economia e finanza, con quest’ultima sempre meno lo specchio dell’economia reale e creatrice di strumenti finanziari altamente aleatori; 2) la diminuzione della domanda nell’area euro e dollaro. La prima realtà ha portato al fallimento di alcune banche, in U.S.A. ed in Europa, ed indebolito altre a causa della detenzione di titoli costruiti di aria. Ha significato pure situazioni di criticità per alcune imprese nelle due aree, esposte dal lato finanziario su investimenti “tossici”. Gli Stati interessati hanno cercato di salvare le banche e le imprese interessate, immettendo nelle loro casse milioni di dollari e milioni di euro. Questa enorme quantità di denaro è stata prelevata in vari modi, con l’aumento delle tasse e con la riduzione dello Stato sociale, in modo principale, dalle tasche dei cittadini. L’aumento dell’età pensionabile per gli uomini e le donne, la riduzione della spesa sanitaria, la diminuzione degl’investimenti scolastici, salvo la scuola privata e gl’insegnanti di religione, il minor flusso di denaro dallo Stato alle regioni ed agli enti locali ed altri interventi di questo tipo sono serviti a finanziare le banche e le imprese. Si aggiungano a queste misure le norme sul mercato del lavoro, penalizzanti in entrata ed uscita, e sul pubblico impiego, incidenti sullo stipendio e sulla sicurezza del posto di lavoro. Questa realtà globale ha portato ad una situazione di calo della domanda interna in molti Paesi, tra cui l’area U.S.A. e l’Europa, a causa degli stipendi sempre più magri e dell’aumento delle persone non inserite nel mondo del lavoro. Queste aree, tra cui l’Italia, hanno pensato con i provvedimenti,via via intrarpresi per salvare le banche e le imprese, che l’aumento dell’export, soprattutto verso l’area dei BRIC, avrebbe compensato la debolezza interna nell’accumulazione di profitti. Questo è avvenuto, ma solo in parte, perché anche le aree asiatiche non viaggiano più ai ritmi di crescita degli anni precedenti, ed ha portato ad una divaricazione del rapporto debito-P.I.L. Gli ultimi avvenimenti mostrano Paesi in grande difficoltà produttiva e finanziaria, Grecia, Italia,Spagna,Portogallo e la stessa Francia. La ricetta delle associazioni internazionali e delle banche centrali è sempre la stessa. Far pagare ai cittadini, ai lavoratori ed ai pensionati in particolare, il finanziamento dello Stato, accumulatore per le banche,che in Italia hanno bisogno di 108 miliardi di euro per rifinanziarsi, e le imprese. Le ultime misure prese in Grecia ed in Italia vanno in quella direzione. Così pure sembrerebbe per il futuro. Eppure sarebbe molto semplice risolvere il problema se vi fosse la volontà di affrontarlo in modo corretto. In Italia basterebbe prendere i seguenti provvedimenti per tentare di porsi in una condizione vantaggiosa: 1) lotta all’evasione ed al lavoro nero per recuperare oltre 400 miliardi di euro; 2) lotta alla corruzione, altri 60 miliardi; 3) abolizione del finanziamento a fondo perduto alle imprese, altri 60 miliardi; 4) abolizione degli enti inutili ancora esistenti; 5) netta riduzione dei costi della politica; 6) patrimoniale ai redditi alti del 4% per un contributo di circa 400 miliardi. Vi sono altre misure da poter prendere, ma credo che queste basterebbero per risolvere la questione del debito italiano senza colpire gli stipendi, il lavoro, la domanda interna. Anzi ci sarebbero le possibilità di intraprendere una grande azione di opere pubbliche ad iniziare dalla cura del territorio e dei fiumi; dalla messa in sicurezza delle scuole, quasi tutte fuori norma dal lato della sicurezza; dalla manutenzione di strade e ferrovie. Si potrebbero ridurre le tasse sui lavoratori e pensionati e si potrebbero eliminare le tasse sui servizi dello Stato, che paghiamo tre volte, con la tassazione, con i ticket, con il malservizio. Tutto ciò non viene fatto e per un solo motivo. Bisogna salvaguardare il profitto e la rendita. Ecco perché questo sistema non potrà mai essere dalla parte di tutti i cittadini ed in specie di chi lavora. Non riforme ci vogliono, ma nuovo assetto socio-economico! Solo il comunismo potrà soddisfare il bisogno che abbiamo di libertà dalle necessità materiali e spirituali, di uguaglianza, di fratellanza, di giustizia, perché il comunismo vuol dire “tutto in comune” e mette al centro della produzione e distribuzione l’essere umano, non il profitto.