venerdì 11 gennaio 2008

Salari, pensioni...idealogie per imprigionare speranze e sogni.

Salari, pensioni ed… idealogie per imprigionare speranze e sogni.


Nell’ultimo periodo si dibatte molto sulla perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, del fatto che i lavoratori dipendenti non arrivino alla fine del mese.
Si parla anche tanto dell’aumento delle percentuali di cittadini, ormai nella fascia di povertà.
Ne parlano Banca d’Italia, Confindustria, governo, forze politiche e sindacati.
Tutti si dicono preoccupati.
Ma questa preoccupazione è reale o solo ideologica?
L’unica realtà certa è che le lavoratrici ed i lavoratori, le pensionate ed i pensionati sono tormentati dall’angoscia del denaro che non basta mai per vivere una vita decente.
L’angoscia opprime chi cerca lavoro e non trova quasi mai un lavoro stabile, chi un lavoro ce l’ ha, ma non basta per vivere serenamente, anche con più stipendi, chi in quiescienza vede ogni giorno di più diminuire il potere d’acquisto della propria pensione.
Tutto ciò mentre i mass-media inneggiano ai ricchi ed alle loro spese, che vengono mostrate senza alcun pudore.
Il calo del potere d’acquisto di salari e pensioni è avvenuto in anni, come gli ultimi, in cui i profitti delle imprese hanno raggiunto cifre record.
In tutta la storia del capitalismo mai si erano raggiunti livelli tali di profitto.
Questa realtà mostra chiaramente come salari e profitti siano antitetici e non possano mai superare il loro contrasto.
L’incompatibilità tra le forze produttive ed i rapporti di produzione nel sistema capitalistico si mostra in modo chiaro.
I ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri!
Dimenticando o facendo finta di dimenticare la dimensione socio-economica in cui viviamo Banca d’Italia, Confindustria, governo, forze politiche e sindacati sembrano afflitti dalla condizione dei lavoratori e dei pensionati.
Sembrano, perché ognuno di loro, a volte insieme, sta giocando una partita, che non migliorerà la condizione dei cittadini che lavorano o sono in quiescenza.
Così come il “Protocollo” non ha migliorato le aspettative dei senza lavoro, dei licenziati, degli occupati, dei pensionati, ma ha “sancito” una realtà contro la quale, a parole, si erano dichiarate alcune forze politiche ed i sindacati; con gli scioperi la classe lavoratrice.
Se i salari e le pensioni sono così bassi, in questo caso non esiste l’Europa e non si prendono a riferimento i salari inglesi, tedeschi, olandesi, la colpa è di quelle forze politiche e dei sindacati che hanno attuato dal 1993 ad oggi la cosiddetta “politica dei redditi”, pur di salvaguardare i profitti.
E non risulta che nei contratti, ancora da rinnovare, vi siano state richieste di aumento tali da affrontare il problema.
Tutta questa discussione ci rimanda alle ipotesi di riforma della contrattazione ed all’ipotesi del ritorno al particolarismo aziendale, da cui i lavoratori, le lavoratrici non hanno alcunché da guadagnarci.
L’economia italiana si basa su rare grandi aziende.
Più del 95% delle imprese sono piccole o piccolissime e competono sui mercati su prodotti di economia matura, vedi il tessile ed il calzaturiero, con bassa incidenza tecnologica.
Esse hanno necessità di avere mano libera sul mercato del lavoro e sui salari per poter concorrere con le nuove economie.
Le riforme del mercato del lavoro degli ultimi anni ed i salari legati alla produttività hanno riportato la classe lavoratrice italiana indietro, fino al dopoguerra, come condizioni di lavoro, ma hanno giovato ai “padroncini”.
Il particolarismo aziendale, le gabbie salariali, la renderanno ancora più succube e schiava del profitto.
Per i “capitalisti senza capitale” ed i loro rappresentati anche nel sindacato, ricordiamo che lo strumento sindacale è essenziale per la difesa degl’interessi dei lavoratori, ma va diretto dai lavoratori stessi, altrimenti viene utilizzato contro essi, la gestione libera della forza lavoro fa sì che le “boite” possano continuare ad esistere e prosperare, allontanando il processo di centralizzazione e concentrazione del capitale, che abbia come conseguenza lo sviluppo di medie e grandi imprese ad alto contenuto tecnologico.
Un aumento forte dei salari e delle pensioni sarebbe di rottura per la realtà attuale dell’economia italiana e spingerebbe alla produzione di manufatti a più alto contenuto tecnologico.
Ma non si vuole questo.
Per questo motivo si chiede allo Stato d’intervenire sulla tassazione, che non porterà grossi vantaggi, ma almeno darà copertura ideologica ai nuovi accordi “di ritorno al passato”.
Al di là delle chiacchiere le lavoratrici ed i lavoratori, le pensionate ed i pensionati, i senza lavoro si dovranno scontrare con una realtà dura ed angosciante.
Per questo motivo è necessario prendere coscienza e non delegare.
E’ necessario essere protagonisti e non spettatori.
“Non dobbiamo mai smettere di cercare ciò che amiamo per non accontentarci di ciò che troviamo!”
E’ nostro diritto avere un lavoro, una casa, una vita vera a qualsiasi età!
La vita è bella e merita di essere goduta!

“L’uomo per natura è libero, e uguale a qualunque altro della sua specie.
Ma nello stato di società non è così.”
Da “La strage delle illusioni” di Giacomo Leopardi.


“La libertà materiale e la libertà spirituale sono intimamente legate l’una all’altra.
La civiltà presuppone uomini liberi, perché soltanto da uomini liberi essa può venire concepita e realizzata.”
Da “Rispetto per la vita” di Albert Schweitzer.

Nessun commento: